Il ventre di Hezbollah non è molle, ma è un alternarsi di colline verdeggianti e dolci verso est. Questa immagine viene in mente mentre l’auto si lascia alle spalle il triste alternarsi di squallidi edifici che costeggiano la “superstrada” Sidone-Nabatiye, in Libano.
La direzione è la Linea Blu: quella linea pensata dalle Nazioni Unite nel 2000 e in certi tratti immaginaria che separa il Libano da Israele, due paesi formalmente in stato di guerra sin dalla loro nascita – più di 70 anni fa – come Stati indipendenti. Ma dalla capitale Beirut la Linea Blu dista almeno cento chilometri. Anche di più se ci si dirige, come oggi, verso il settore centrale e orientale di questa linea che nessuno può chiamare confine, ma che di fatto da vent’anni separa due mondi.
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Sono Lorenzo Trombetta. Per 25 anni ho vissuto e lavorato dall’altra parte del Mediterraneo. Leggi di più…
La presenza del partito armato sciita alleato dell’Iran non è visibile se non in alcuni segni esteriori, come foto di “martiri” lungo il bordo della strada. Ma lungo la stessa strada ci sono moltissime altre foto di “martiri” di Amal, l’altro partito sciita guidato dal presidente del parlamento Nabih Berri. Proprio la figura di Berri è molto presente nel percorso che separa la costa marittima dall’interno. Fuori dalla località di Msayle si apre sulla sinistra la sua residenza, protetta da schiere di posti di blocco, concertine, mura e blocchi di cemento armato.
Gli unici uomini che espongono le armi sono i pochi soldati libanesi negli sporadici check point e nelle rarefatte caserme, prima e dopo Sidone. La strada per Nabatiye si dirige verso sud-est per circa trenta chilometri. Questa cittadina, situata in una posizione chiave a nord dell’area di responsabilità del contingente Onu, si erge su un contrafforte che domina a sud e a est una serie di vallate secondarie del Jabal ‘Amil, il complesso montagnoso che si affaccia sull’Alta Galilea e che costituisce da decenni il cuore della regione nota come Sud del Libano. (…)
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