Il dibattito pubblico sul Medio Oriente è molto spesso caratterizzato, anche in ambiti specialistici, dall’enfasi sul carattere assolutamente confessionale delle dinamiche sociopolitiche della storia e dell’attualità. Come se l’appartenenza a quella o a quell’altra comunità fosse il motore principale nel determinare traiettorie dei processi in corso.
Quello che segue è un breve testo, presente nel mio ultimo libro e inserito all’interno di un’excursus storico, su come il confessionalismo politico sia stato – e sia ancora oggi – attivato molto spesso strumentalmente a fini egemonici in un’ottica clientelare.
Why this story?
Per contribuire a stimolare riflessioni e domande sulle dinamiche di potere nei contesti mediterranei. Leggi di più…
About me
Sono Lorenzo Trombetta. Per 25 anni ho vissuto e lavorato dall’altra parte del Mediterraneo. Leggi di più…
“(…) Dalla metà dell’Ottocento a oggi il confessionalismo politico si è ormai da tempo affermato in diversi contesti mediorientali come una modalità di gestione del paradigma distributivo che assicura legittimità alle élite dominanti e che garantisce una sorta di continuità dello stesso sistema.
I privilegi e i servizi sono distribuiti sulla base dell’appartenenza comunitaria secondo un processo dominato dalla relazione più o meno conflittuale tra gruppi di persone che si riconoscono uniti dall’appartenenza religiosa.
Questi gruppi sono guidati da leader che ribadiscono continuamente in maniera implicita (Siria) o esplicita (Libano) la retorica della ‘minaccia’: la comunità è descritta come una ‘minoranza’ costantemente minacciata da una ‘maggioranza’.
L’assenza di una adeguata rappresentanza istituzionale, per esempio, è vista come una mancanza di rispetto dei ‘diritti della comunità’ per cui tutti i membri della comunità sono chiamati a sollevarsi – con le parole o con le azioni – per rivendicare il rispetto dei ‘diritti comunitari’, rafforzando così la legittimità e l’autorità del leader di turno.
Questo leader non chiama mai a raccolta i suoi seguaci per ‘attaccare’ altri gruppi bensì per ‘proteggere la comunità’ da attacchi sferrati sempre prima da altri.
Perché la comunità è costantemente accerchiata (‘minoranza’), sotto attacco da parte di una ‘maggioranza’. La comunità è protetta grazie al ‘sacrificio dei martiri’. (…)”. [Negoziazione e potere in Medio Oriente. Alle radici dei conflitti in Siria e dintorni, Mondadori 2022, p.121].
ALCUNE DOMANDE DI RICERCA
- In quel contesto locale specifico, quando si fa ricorso al discorso confessionale/comunitario?
- Le élite politiche esaltano pubblicamente il tema dell’appartenenza identitaria a una comunità rispetto a un’altra? Oppure adottano una retorica nazionalista ed egualitarista?
- E nella pratica egemonica, le élite esercitano la loro autorità secondo il principio di uguaglianza dei cittadini di fronte alla legge e del principio di pari opportunità indipendentemente dalle appartenenze comunitarie, oppure nei fatti gestiscono il potere in maniera esclusiva, attivando divisioni confessionali/comunitarie in seno alla società?
- E’ possibile individuare dei casi studio esemplificativi di queste retoriche e pratiche?