L’ingresso il 5 dicembre 2024 di insorti filo-turchi a Hama, terza città siriana nel centro del Paese e luogo strategico tra la Mesopotamia e il Mediterraneo, risveglia in moltissimi siriani i mai sopiti incubi del sanguinoso massacro di civili compiuto nel febbraio del 1982 proprio ad Hama dall’allora presidente Hafez al Assad, padre dell’attuale raìs Bashar al-Assad. Quegli eventi segnano ancora oggi una delle pagine più nere della storia siriana contemporanea.
(di Lorenzo Trombetta) – ANSA – Il leader dei ribelli di Hay’at Tahrir al-Sham (Hts), Abu Muhammad al-Jolani, ha però affermato che non ci sarà “nessuna vendetta” per quel massacro. “Chiedo a Dio onnipotente che sia una conquista senza vendetta”, ha detto Jolani in un messaggio video, dopo aver annunciato che i combattenti sono entrati ad Hama “per ripulire la ferita che dura da 40 anni in Siria”.
L’esercito siriano e le forze paramilitari comandate da Rifaat al-Assad, fratello dell’allora presidente, assediarono la città per 27 giorni. L’operazione mirava a reprimere una rivolta di un’ala radicale della Fratellanza musulmana sunnita, che già dal 1979 si era macchiata di una serie di attentati contro forze governative ad Aleppo, Damasco e in varie regioni del Paese.
A febbraio del 1982 Hama venne sigillata: comunicazioni, elettricità e rifornimenti furono interrotti. Le prime stime parlavano di un migliaio di morti ma col passare dei giorni il bilancio salì tra i 10.000 e i 40.000, secondo diverse fonti.
Due terzi della città vennero distrutti. Gli attacchi indiscriminati colpirono principalmente civili.
Il massacro, definito da alcuni come “un genocidio”, rifletteva tensioni politiche e comunitarie tra la maggioranza della popolazione sunnita delle principali città del Paese (esclusa dalla gestione del potere) e la comunità alawita, branca dello sciismo identificata con gli Assad e alcuni clan alleati della famiglia salita al potere dal 1970.
Nel dicembre 2013, l’organizzazione Trial International, basata in Svizzera, aveva intentato una causa contro Rifaat al-Assad, per crimini di guerra. Rifaat al-Assad si era rifugiato in Europa a metà degli anni ’80 dopo aver tentato un golpe contro il fratello Hafez.
E nel corso degli anni aveva costruito un impero finanziario tra Francia, Gran Bretagna e Spagna. Lo scoppio delle proteste anti-governative in Siria nel 2011 e la conseguente guerra civile ancora in corso avevano dato alla giustizia internazionale l’opportunità di far luce sulle responsabilità di Rifaat al-Assad nel massacro di Hama. Le accuse mosse da Trial International includevano torture, esecuzioni sommarie e violenze di massa.
La Svizzera ha avviato un’indagine, culminata nel 2023 con l’ordine di estradizione e l’emissione di un mandato d’arresto internazionale contro Rifaat al-Assad. Lo zio dell’attuale raìs, già condannato in Francia per una serie di reati finanziari, nel 2021 ha trovato però rifugio a Damasco dopo anni di esilio.
[questo articolo è uscito nel servizio abbonati dell’ANSA il 5 dicembre 2024]